Potrebbe succedere che una persona anziana cada accidentalmente magari all'interno della propria abitazione e, se da sola, possa rimane a terra finché un familiare, non riuscendo a contattarla, arriverà al suo domicilio e la troverà distesa sul pavimento, dolorante e con impossibilità a muoversi.
Quali sono le prime cose da verificare? Certamente la prima cosa da fare potrà essere quella di accertarsi dello stato di coscienza e della eventuale presenza di evidenti segni di trauma cranico. Ma subito dopo sarà necessario verificare una possibile frattura di femore; ciò in considerazione dell’età del paziente e della frequenza con cui tale patologia può manifestarsi in quel tipo di soggetto.
Questo tipo di lesione potrebbe essere occorso in relazione ad una caduta accidentale o, in taluni casi, la lesione fratturativa potrebbe essere stata il primo evento che ha poi generato la caduta a terra: in altri termini, potrebbe essere accaduto che il paziente si sia prima fratturato e poi, conseguentemente, sia caduto a terra.
A prescindere dalla sequenza degli eventi, in ogni caso l’elemento fondamentale sarà legato ad uno stato osteoporotico preesistente, sia esso dovuto all’età o che sia stato favorito da particolari situazioni cliniche come trattamenti farmacologici utilizzati per altre patologie. In questo caso, prima fra tutte, è da tenere in considerazione la terapia cronica con cortisonici somministrati per i più disparati motivi clinici. Raramente la frattura potrebbe essere definita come “patologica”, vale a dire legata ad un primitivo danno osseo non porotico ma, ad esempio, metastatico. Quando la frattura fosse occorsa in un soggetto giovane e sano, potrebbe essere in gioco un “trauma efficiente”, vale a dire il danno potrebbe essere stato causato esclusivamente dalla presenza di un colpo particolarmente violento.
Perché è importante escludere tale diagnosi? Perché mobilizzando o peggio cercando di far assumere al paziente la posizione eretta quando fosse presente questo tipo di frattura, si potrebbero determinare una serie di problematiche: innanzitutto, si potrebbe acuire il dolore e questo, particolarmente intenso, potrebbe esser causa di una sindrome vaso vagale con conseguente perdita di coscienza del paziente. Ancora, si potrebbe aggravare l'eventuale lesione fratturativa determinando o generando la sua scomposizione; semmai ciò dovesse accadere, potrebbero essere coinvolte le strutture vascolo nervose e questo potrebbe peggiorare l'ematoma e compromettere ancor di più la ripresa funzionale dell'arto.
Certamente una frattura di femore potrebbe non essere facilmente evidente osservando il paziente mentre potrebbe essere facilmente rilevata radiologicamente; tuttavia, taluni caratteri clinici potrebbero far sospettare o addirittura dare certezza della presenza di questa patologia.
Gli elementi che inducono il forte sospetto di una frattura del femore sono sostanzialmente due oltre al dolore: la presenza dell’accorciamento dell'arto interessato e l'extra rotazione del piede rispetto al controlaterale.
Come accorgersi di questi due segni obiettivi? Manteniamo il paziente disteso a terra, mobilizziamolo con estrema delicatezza facendogli assumere la posizione supina ed osserviamo attentamente gli arti inferiori che dovranno essere distesi. Quello interessato dal dolore potrà essere leggermente più corto rispetto al controlaterale (verificare a livello dei calcagni) ed il piede apparirà ruotato verso l’esterno tendendo a toccare il terreno col suo margine laterale. Di solito un minimo movimento attivo o passivo per riportare il piede nella corretta posizione genererà un improvviso peggioramento della sintomatologia dolorosa. In tal caso nessuna esitazione a chiamare il servizio di emergenza per trasportare il paziente in un idoneo centro ospedaliero mediante un’ambulanza; naturalmente il malato non dovrà essere ulteriormente mobilizzato. L’Rx del femore sarà la prova più idonea a verificare il tipo di frattura che, verosimilmente, sarà del collo del femore o pertrocanterica e necessiterà di un intervento chirurgico.
Dr. Mauro Marchetti
Specialista in Medicina Interna